Preistoria dei Colli Berici
Preistoria dei Colli Berici
L’uomo di Neanderthal nelle grotte dei Colli Berici
Tra i luoghi più anticamente abitati d’Italia, ci sono anche i Colli Berici. Già 200.000 anni fa gruppi di uomini di Neanderthal presero a frequentare le grotte e gli anfratti naturali, utilizzandoli come luogo di riparo o di sosta durante i loro spostamenti.
I ritrovamenti archeologici più significativi risalenti a questo periodo sono stati rinvenuti nella zona di Lumignano, nella Grotta del Brojon e a Mossano, nelle Grotte di San Bernardino.
I Colli Berici dovevano avere allora un clima più freddo, e l’aspetto delle regioni del Nord America: un paesaggio con grandi foreste di conifere.
L’Homo Sapiens e i primi villaggi nelle valli dei Colli Berici
Quaranta mila anni fa cominciò una nuova fase evolutiva per l’uomo. Dal continente africano arrivò in quello europeo una nuova specie di uomo, destinata a sopravvivere a quella degli uomini di Neanderthal, perché più abile nell’affrontare la vita di quei giorni, nel costruire strumenti per la caccia, nel lavorare le pelli e soprattutto, capace di utilizzare un primordiale linguaggio: l’Homo Sapiens. Anche questi gruppi di uomini utilizzarono le grotte dei Colli Berici come siti in cui sostare per preparare le battute di caccia.
A partire dal Neolitico, diecimila anni fa e fino a mille anni prima di Cristo, le valli dei Colli Berici cominciarono ad essere luogo dei primi insediamenti stanziali della zona. I reperti ritrovati oltre che darne testimonianza, hanno permesso di ricostruire alcuni tratti dell’esistenza delle popolazioni che allora si stabilirono valli di Brendola, di Altavilla, nella Val Liona e soprattutto nelle Valli di Fimon. Queste ultime soprattutto, sono state centro di grande interesse archeologico già dalla fine dell’Ottocento, quando il naturalista vicentino Paolo Lioy, vi dedicò un intenso e profondo lavoro di ricerca.
Gli uomini dei Berici allora vivevano in piccole comunità. Costruivano villaggi su palafitte, ai margini dei laghi, con le capanne una vicina all’altra, fatte con pareti in legno intonacato nella parte interna, e con un focolare al centro.
Il ritrovamento di piroghe suggerisce che pescavano ne lago, e quello trappole per la cattura di animali come caprioli e cervi, che cacciavano nei boschi, dove si recavano anche per raccogliere frutti selvatici. Coltivavano la terra, seppur in forma primitiva, allevavano suini, bovini, ovini e avevano dei cani addomesticati.
Facevano uso di scodelle e vasi che evidentemente sapevano realizzare e colorare, e costruivano strumenti per la caccia e per il lavoro, come asce, piccole macine e pestelli.